Scendo dal taxi, stropicciata: jeans, cappotto, trucco leggero e soprattutto dieci ore di viaggio sulle spalle. Non voglio mettere in discussione il mio innegabile fascino ma la troppo calorosa accoglienza che ricevo è sospetta. Sono ad Alston Moor, villaggio nel nord della campagna inglese. Un migliaio di abitanti e nessuna donna, o quasi, per la precisione una ogni dieci abitanti. Da qui è partito l’s.o.s. di Vince Peart, 24 anni, studente universitario, ideatore di una campagna fai-da-te per denunciare la disperazione di questi country men rimasti senza ladies. E io, dopo aver visto la foto-icona del sito web di Vince (lui con lo sguardo crucciato, in piedi nella brughiera, che tiene in mano un cartellone con la scritta “Wanted: somebody to love”), non ho resistito, sono venuta fin quassù per capire quanto sia grave l’emergenza testosterone.
In piazzetta (l’unica) tutti gli sguardi sono puntati su di me. Il tassista scarica la valigia e chiede indicazioni per l’hotel; due distinti gentlemen sulla quarantina mi si avvicinano: “Welcome to Alston, may we help you?”. Con il mio piccolo corteo faccio i circa venti metri che mi separano da un bagno caldo e da una notte di riposo.
Il mattino seguente il profumo e il rumore del bacon scoppiettante al piano di sotto mi svegliano. Colazione all’inglese ( yogurt e cereali, neanche a parlarne). Un centinaio di casette in pietra, comignoli “accesi”che fumano, il rintocco delle campane della chiesa; tutt’intorno colline e prati a perdita d’occhio. Alston è un posto incantevole. Uno scenario da romanzo d’appendice, stile Orgoglio e Pregiudizio. Il villaggio è isolato (solo quattro strade portano fuori), il primo centro abitato è a 30 chilometri.
Poche parole con Vince è la mia visione romantica va in frantumi. «La vita di qui non passa, non corri il rischio che ti sfiori, invecchi senza accorgertene. Senza una donna da amare ogni cosa perde di significato. Non voglio dire che siamo disperati ma sicuramente in necessità». Difficile non capire perché le ragazze da questo posto scappino: non ci sono possibilità di lavoro, nessuna università, sette pub (ma neppure una discoteca), una parrucchiera (senza riviste di moda sul tavolino), nessun negozio di vestiti (un incubo), una biblioteca (aperta due giorni a settimana), due bancomat (per prelevare soldi che non saprei come spendere).
LA CAMPAGNA DI VINCE
«Una sera ero al pub Swan con i miei amici: totale presenze una decina di uomini e una sola ragazza, per giunta in compagnia del più rude e manesco contadino della zona. Lì mi sono reso conto della gravità del problema».
Bisognava intervenire. Vince prepara una cinquantina di manifesti stile spot pubblicitario: “Sei una single? Stai cercando emozioni nella tua vita? Il maschio di Alston è intelligente, con uno spiccato umorismo, possiede auto e in molti casi terre e proprietà. La zona di Alston offre tutto ciò che desideri insieme ai vantaggi della vita in campagna”. Ottimisticamente i poster parlano di una “superba night life”, tanto che un critico di viaggi l’avrebbe definita “l’Ibiza del nord”. I manifesti vengono appesi nei paesi circostanti. Vince e i suoi amici arrivano fino alla città di New Castle. «Se le donne vanno in città per cercare una vita migliore, ce ne saranno altre che vorranno trovarla in campagna». Nasce la Alston Moor Regeneration Society. Il giovane studente sceglie questo nome perché vuole una rivoluzione, la mentalità della gente va cambiata. «I ragazzi del paese hanno sempre accettato questa situazione, spesso dandosi spiegazioni assurde». La teoria che più indispettisce Vince è quella di Jimmy il meccanico: un innaturale livello di piombo nell’acqua causerebbe la nascita di meno femmine!
A parte suscitare ironia nei villaggi vicini, i manifesti non portano nessun cambiamento. Ma Vince non si abbatte e crea un sito web. Arrivano i primi contatti: alcune ragazze ma anche molti ragazzi di altri paesi inglesi che vivono lo stesso problema. Una decina di villaggi, dal nord al sud dell’Inghilterra. La società cambia nome diventando la Villages Regeneration Society. Oggi il sito di Vince è un punto di riferimento per tutti i cuori solitari del Regno Unito. Ad Alston però “l’emergenza” però non rientra.
A SPASSO PER ALSTON
Piazzetta del mercato. La mia presenza non passa inosservata. Alan il macellaio, 45 anni, esce dal negozio e viene a presentarsi. Non si è mai sposato. «A 22 anni avevo una fidanzata, ma Lowell me l’ha rubata (ride). Era la ragazza più bella di Alston, eravamo tutti pazzi di lei. Siccome mio padre possedeva già questa macelleria, lavorando qui in paese, potevo corteggiarla tutto il giorno. I ragazzi che coltivavano la terra invece, tornavano dai campi solo la sera ed erano sfavoriti nella “gara” ». Ma alle donne si sa l’uomo troppo disponibile non piace. «Eleonore mi ha fatto fare cose folli: cantavo sotto la sua finestra alle tre di notte, svegliando tutto il paese, la portavo in moto al lago per farle vedere quanto ero macho e regalavo a sua madre un polpettone a settimana». S’illumina per un attimo, poi continua disarmato. «Un anno insieme e alla fine mi lascia per Lowell, un mio caro amico, allevatore di pecore. Abitano lì (mi indica una casa con i fiori sulle finestre), hanno due figli, maschi guarda caso». Le altre (pochissime) donne rimaste non piacciono ad Alan che rimane single.
Stivale infangato, sguardo sospettoso. È Stuart Ridley detto Potsy, 25 anni, tecnico agrario, uno dei migliori amici di Vince. «Sono otto mesi che non esco con una ragazza. L’ultima l’ho incontrata a Penrith, durante una festa che abbiamo organizzato a nome della Villages Regeneration Society un anno fa. Elisabeth veniva da Glasgow, 22 anni, studentessa di architettura. Il suo futuro era in città, il mio nei campi, siamo stati insieme per quattro mesi. Alla fine un giorno lei arriva e mi fa una scenata di gelosia pazzesca, ingiustificata. Ho capito che cercava una scusa per chiudere, per non farci troppo male più avanti». Potsy non vuole trasferirsi, ama la sua terra. «Cerco solo qualcuno con cui ridere, che mi faccia felice».
L’estinzione delle donne, però, non è totale. Qualche “esemplare” lo incontro. Bionde, occhi azzurri, un gruppetto di ragazze chiacchiera davanti al supermercato. Lesley Currah, 20 anni, lavora nel salone di acconciatura e non vuole uscire con i ragazzi di Alston. «Siamo cresciuti assieme, non c’è la magia della scoperta. In una grande città esci con diversi ragazzi e magari non ti capita di incontrarli mai più. Qui come fai? Se ti metti con qualcuno e poi finisce male il giorno dopo tutti sanno come baci, se ti piacciono i fiori, quali difetti hai». Lesley è fidanzata con un ragazzo di Carlisle «Colin è fantastico e soprattutto dopo due anni, ancora riesce a stupirmi, ci sono aspetti del suo carattere che non conosco, è un’emozione continua».
E Vince? Continua a portare avanti la sua campagna ma, terminati gli studi universitari (nella città di Lancaster), si è trasferito a Carlisle (40 chilometri da Alston), dove lavora come manager di uno streep bar. «La speranza è l’ultima a morire – chiude con un po’ di amarezza Vince – tentare è l’unico modo per riuscire a migliorare le cose». Nel frattempo qui anche la scienza sembra tagliare fuori i maschi: nella vicina New Castle alcuni studiosi hanno appena scoperto come produrre spermatozoi dalla spina dorsale di una donna.
Chiara Canavero
lunedì 16 giugno 2008
giovedì 1 maggio 2008
Flair di maggio: Il cuore solitario
Quanto è diventato snob il cuore solitario! Si avvale della consulenza di filosofi, s’iscrive in agenzie matrimoniali ultra glam, pubblica i suoi annunci personali su riviste letterarie di fama internazionale. Un tempo emarginati, oggi i single sono ben voluti anche dagli ambienti radical chic: persino il raffinato quotidiano francese Liberation ha creato uno spazio per le inserzioni dei suoi lettori in cerca dell’anima gemella: “Ti ho vista ieri a Marais, avevi un impermeabile color tortora e una sciarpa di Hermès...”. Finalmente liberi da quell’immagine polverosa che li etichettava come sfigati e zitelli, i single vantano uno status sociale considerato interessante: scrivono libri per raccontare la loro condizione, elargiscono consigli preziosi nei talk show televisivi. Economicamente indipendenti, culturalmente brillanti, attenti alla moda e al design, disposti a spendere cifre da capogiro per la cura del corpo, si mostrano molto selettivi e determinati. E anche quando cercano l’anima gemella, lo fanno con classe.
GLI ANNUNCI SULL’INDEPENDENT …PROVATI PER VOI
Un respiro profondo e mi butto. Io, cuore solitario timido ma raffinato, mi arrendo soltanto alle lusinghe del portale per single del prestigioso quotidiano inglese The Independent (www.independendent.co.uk/dating). L’iscrizione avviene in pochi secondi, poi compilo il profilo che invece mi occupa per 20 minuti: le informazioni richieste nel test sono molte e dettagliate (meglio, così la selezione del mio potenziale partner sarà puntuale). Domande di routine si affiancano ad altre più inusuali: originario di quali paesi del mondo lo vorresti (gli Emirati Arabi li seleziono sicuramente, il principe sceicco sarà un cliché ma non ci rinuncio); quale temperatura consideri ideale per vivere (sono un tipo da cocktail sulla spiaggia ai tropici, perciò oltre i 21 gradi); in quale casa ti piacerebbe vivere (scelgo quella dal design minimalist). Invio i criteri, il cervello elettronico elabora mentre io ci dormo su. Il mattino dopo eccoli là: 1380 possibili Jude Law e Johnny Depp. La lista è ordinata per percentuale di affinità; primo classificato un pedagogo iraniano che vive a Berlino, 34 anni, poi un architetto di Barcellona che suona la batteria, uno psicologo di New York appassionato della pittura di Pollock, un avvocato di Sidney che scala la roccia a mani nude… mi gira la testa. Uno di loro mi ha scritto, non resisto, gli rispondo, di corsa!
IL COACH LETTERARIO
Poeta, maschio, 32enne. La mia carriera richiede che tu mi spezzi il cuore. Ma ti scriverò un riconoscimento nel mio prossimo libro, non si tratta di una relazione totalmente senza riguardo. Box 1873
Ho divorziato meglio di te. E indosso anche scarpe più costose di queste. Quindi non pensare che pubblicare questo annuncio sia la cosa più ben riuscita della mia vita. Sensibile, ragazza 34enne. Box 6322
La mia seconda macchina è una bici. Ragazzo eco-friendly e bio-diverso (29anni). Profumo un po’ come la terra e mangio troppa zuppa; comunque simpatico (non stai davvero per mangiare quel hamburger, vero?) Box 8563
Un po’ pubblicitari (di se stessi) e un po’ scrittori di romanzi (brevissimi). Da dieci anni i lettori più eruditi del mondo si ritrovano nella piccola sezione di annunci della rivista The London Review of Books nella speranza di trovare l’amore. Nessuna ordinaria descrizione fisica, nessuna soporifera e disperata richiesta d’attenzioni. Ma ironici e deliranti messaggi che rivelano notevoli aspetti della personalità. “Se Simone de Beauvoir e Jean Paul Sartre fossero vivi, avrebbero pubblicato qui la loro inserzione” scrive il Guardian. Creare questi piccoli cammeo di scoppiettante oratoria contemporanea per i lettori dell’LRB è diventata una forma d’arte, irrinunciabile.Utilizzano termini ricercati per descrivere le stagioni preferite, i libri memorabili, le passioni celate.
Chi volesse averne un assaggio può iniziare leggendo They call me naughly Lola edito da Profil Books, che raccoglie una selezione dei più esilaranti annunci di questa rubrica; i più ispirati invece, possono cimentarsi sul sito www.lrb.co.uk/classified/.
IL COACH FILOSOFICO
Amori impossibili, storie che si arenano sempre allo stesso modo, errori che si ripetono. E poi la solitudine, accettarla per alcuni resta difficile. Valentina Tonolo, single 36enne, consulente filosofica per un’agenzia matrimoniale di Roma (uscirà prossimamente con un libro autobiografico edito da Castelvecchi, titolo ancora top secret), ci dà alcune dritte per capire in che cosa sbagliamo, per evitare di auto-svalutarci.
- Allearsi con se stessi La solitudine non è una punizione. La persona si scorda della propria unicità e cerca conferme negative del proprio isolamento. Trovare l’equilibrio interiore è la prima cosa da fare: cercare gli altri perché si ha bisogno è sbagliato; ognuno è autosufficiente. Ci dobbiamo circondare di amici e amori perché li consideriamo un piacere, un qualcosa in più che arricchisce la nostra vita: sentirsi in stato di necessità ci pone in una situazione di sottomissione e fragilità emotiva.
- Vivere il presente Chi si svaluta spesso dà troppa importanza a un futuro astratto, immaginato e idealizzato. Si contorce sui suoi ragionamenti e non assapora la realtà che lo circonda, l’adesso e il qui. In questo modo si crea una forte sfiducia interiore, si mette l’accento sulla mancanza di qualcuno che si vorrebbe accanto ma che non c’è. L’idea di non riuscire a realizzare ciò che si sogna è una frustrazione che ci auto infliggiamo.
- Il respiro Quando ci innamoriamo il vortice delle emozioni ci trascina. Anche qui però una piccola ancora va buttata. L’entusiasmo ci porta nel “tempo escatologico”, della rivoluzione: cambiamo abitudini, comportamenti, stravolgiamo gli orari, tutto in funzione di questo nuovo amore. Ma se l’altro non è sulla nostra lunghezza d’onda e si trova nel “tempo progettuale”, di distensione, di condivisione di obiettivi, rischiamo di scontrarci. Per uscire dall’impasse occorre “respirare” nella situazione, comprenderne il ritmo. Passione sì, ma non in apnea.
- Restare padroni di sé Quando a struggersi d’amore per noi è qualcuno che non ci piace, siamo le persone più charmant del mondo. Il menefreghismo esalta la nostra sicurezza, che a sua volta ci rende irresistibili. Dovremmo cercare di mantenere lo stesso fascino anche quando c’innamoriamo: perdere la testa non è utile allo scopo. Meglio flirtare con intelligenza, consapevoli di chi siamo e di che cosa abbiamo da offrire.
- Vietato incaponirsi È bastato uno sguardo e hai deciso che lo avresti conquistato. Certo, a volte il colpo di fulmine è reciproco, ma non sempre. Insistere, arrabbiarsi, bombardarlo di telefonate è sbagliato. Tiriamo fuori il peggio di noi, quando invece dovremmo accettare i nostri limiti, imparare a controllare l’eccessiva emotività e a incassare un rifiuto. La voglia di stare insieme è un fatto, non ha bisogno di parole, l’avvicinamento deve essere naturale. In amore non si spiega, si ama e basta.
- Attenzione alla rigidità Cercare l’anima gemella non vuol dire trovare la perfezione. Vuol dire condividere qualcosa con qualcuno che spesso è imperfetto come noi. Se uno parte con un’idea fissa di come dev’essere, cercherà un fantasma o una grande proiezione di se nell’altro. E qui la delusione è alle porte.
- Libertà I single anche se non hanno nessuno a fianco comunque esistono e si rapportano con gli altri. Hanno mille occasioni per confrontarsi e confortarsi. Possono gestire il loro tempo come vogliono, apprezzare la loro indipendenza e libertà, crescere migliorare e incontrare poi quel qualcuno che farà per loro. E se non lo trovano... almeno avranno vissuto apprezzando ciò che hanno.
L’AGENZIA MATRIMONIALE PER CUORI EXTRA LUSSO
Per soddisfare il sempre più esigente mercato, anche le agenzie si sono rifatte il look, diventando glam. E su tutte brilla la Berkeley International (www.berkeley-international.com): servizi di haute cuture per cuori solitari con sedi a Londra, Cannes, Monaco e New York. Aperta nel 1998, oggi conta circa 1500 iscritti. Si avvale della consulenza di fashion stylist, psicologi, make up artist e centri estetici. Un cachet da 6 mila sterline l’anno (circa 8 mila euro): soldi ben spesi, a quanto pare, visto che i due terzi dei clienti, grazie al discreto e minuzioso lavoro di questi Dottor Stanamore, hanno intrapreso una felice relazione a lungo termine.
Basta un click sul sito berkeley-international.com per fissare un appuntamento con lo staff.
Un bicchiere di champagne e canapè al caviale. Avviene così il primo incontro con Mairead Molloy, direttrice dell’agenzia Berkeley. «Non richiediamo fotografie né la compilazione di questionari – spiega Mairead – non è nel nostro stile. Abbiamo clienti noti e non vogliamo violare la loro privacy». I vantaggi sono indiscutibili, a partire dalla selezionata cerchia di clienti. Nessuna perdita di tempo:non si rischia di rimanere invischiati con qualche “personaggio in cerca di patrimonio”. I clienti della Berkeley International hanno una cosa in comune: sono tutte persone di successo, avvocati, dottori, imprenditori, finanzieri, aristocratici e artisti di diverse nazionalità e religioni.
Il primo appuntamento è cruciale. Vietato, quindi, essere banali: bandita l’accoppiata “cena-cinema”. «Ai nostri clienti – dice Mairead – non manca certo l’originalità: un volo con jet privato verso il Bear Lake in Alaska per una cena sotto l’aurora boreale; una gita in cammello tra le dune del Sahara per un tè in un’oasi beduina… le possibilità sono infinite».
Nonostante la splendida cornice, l’incontro non sempre dà il via a una favola. A volte quello che manca è la giusta predisposizione mentale. Il passato spesso s’intromette: divorzi sofferti e delusioni d’amore trasformano le persone, rendendole insicure, prevenute, incapaci di esprimersi al meglio. Le regole d’oro del club per single e divorziati più esclusivo al mondo? Non lasciate l’amore al caso. Concedete sempre un secondo appuntamento: al primo incontro spesso le persone, per timidezza o autodifesa, si presentano per quello che non sono. Cercate di non parlare troppo di voi stessi ma mostratevi interessati ad ascoltare l’altro; evitate di avere un approccio negativo, curate l’aspetto e il look e, soprattutto, non arrivate in ritardo: pessimo biglietto da visita!
Chiara Canavero
GLI ANNUNCI SULL’INDEPENDENT …PROVATI PER VOI
Un respiro profondo e mi butto. Io, cuore solitario timido ma raffinato, mi arrendo soltanto alle lusinghe del portale per single del prestigioso quotidiano inglese The Independent (www.independendent.co.uk/dating). L’iscrizione avviene in pochi secondi, poi compilo il profilo che invece mi occupa per 20 minuti: le informazioni richieste nel test sono molte e dettagliate (meglio, così la selezione del mio potenziale partner sarà puntuale). Domande di routine si affiancano ad altre più inusuali: originario di quali paesi del mondo lo vorresti (gli Emirati Arabi li seleziono sicuramente, il principe sceicco sarà un cliché ma non ci rinuncio); quale temperatura consideri ideale per vivere (sono un tipo da cocktail sulla spiaggia ai tropici, perciò oltre i 21 gradi); in quale casa ti piacerebbe vivere (scelgo quella dal design minimalist). Invio i criteri, il cervello elettronico elabora mentre io ci dormo su. Il mattino dopo eccoli là: 1380 possibili Jude Law e Johnny Depp. La lista è ordinata per percentuale di affinità; primo classificato un pedagogo iraniano che vive a Berlino, 34 anni, poi un architetto di Barcellona che suona la batteria, uno psicologo di New York appassionato della pittura di Pollock, un avvocato di Sidney che scala la roccia a mani nude… mi gira la testa. Uno di loro mi ha scritto, non resisto, gli rispondo, di corsa!
IL COACH LETTERARIO
Poeta, maschio, 32enne. La mia carriera richiede che tu mi spezzi il cuore. Ma ti scriverò un riconoscimento nel mio prossimo libro, non si tratta di una relazione totalmente senza riguardo. Box 1873
Ho divorziato meglio di te. E indosso anche scarpe più costose di queste. Quindi non pensare che pubblicare questo annuncio sia la cosa più ben riuscita della mia vita. Sensibile, ragazza 34enne. Box 6322
La mia seconda macchina è una bici. Ragazzo eco-friendly e bio-diverso (29anni). Profumo un po’ come la terra e mangio troppa zuppa; comunque simpatico (non stai davvero per mangiare quel hamburger, vero?) Box 8563
Un po’ pubblicitari (di se stessi) e un po’ scrittori di romanzi (brevissimi). Da dieci anni i lettori più eruditi del mondo si ritrovano nella piccola sezione di annunci della rivista The London Review of Books nella speranza di trovare l’amore. Nessuna ordinaria descrizione fisica, nessuna soporifera e disperata richiesta d’attenzioni. Ma ironici e deliranti messaggi che rivelano notevoli aspetti della personalità. “Se Simone de Beauvoir e Jean Paul Sartre fossero vivi, avrebbero pubblicato qui la loro inserzione” scrive il Guardian. Creare questi piccoli cammeo di scoppiettante oratoria contemporanea per i lettori dell’LRB è diventata una forma d’arte, irrinunciabile.Utilizzano termini ricercati per descrivere le stagioni preferite, i libri memorabili, le passioni celate.
Chi volesse averne un assaggio può iniziare leggendo They call me naughly Lola edito da Profil Books, che raccoglie una selezione dei più esilaranti annunci di questa rubrica; i più ispirati invece, possono cimentarsi sul sito www.lrb.co.uk/classified/.
IL COACH FILOSOFICO
Amori impossibili, storie che si arenano sempre allo stesso modo, errori che si ripetono. E poi la solitudine, accettarla per alcuni resta difficile. Valentina Tonolo, single 36enne, consulente filosofica per un’agenzia matrimoniale di Roma (uscirà prossimamente con un libro autobiografico edito da Castelvecchi, titolo ancora top secret), ci dà alcune dritte per capire in che cosa sbagliamo, per evitare di auto-svalutarci.
- Allearsi con se stessi La solitudine non è una punizione. La persona si scorda della propria unicità e cerca conferme negative del proprio isolamento. Trovare l’equilibrio interiore è la prima cosa da fare: cercare gli altri perché si ha bisogno è sbagliato; ognuno è autosufficiente. Ci dobbiamo circondare di amici e amori perché li consideriamo un piacere, un qualcosa in più che arricchisce la nostra vita: sentirsi in stato di necessità ci pone in una situazione di sottomissione e fragilità emotiva.
- Vivere il presente Chi si svaluta spesso dà troppa importanza a un futuro astratto, immaginato e idealizzato. Si contorce sui suoi ragionamenti e non assapora la realtà che lo circonda, l’adesso e il qui. In questo modo si crea una forte sfiducia interiore, si mette l’accento sulla mancanza di qualcuno che si vorrebbe accanto ma che non c’è. L’idea di non riuscire a realizzare ciò che si sogna è una frustrazione che ci auto infliggiamo.
- Il respiro Quando ci innamoriamo il vortice delle emozioni ci trascina. Anche qui però una piccola ancora va buttata. L’entusiasmo ci porta nel “tempo escatologico”, della rivoluzione: cambiamo abitudini, comportamenti, stravolgiamo gli orari, tutto in funzione di questo nuovo amore. Ma se l’altro non è sulla nostra lunghezza d’onda e si trova nel “tempo progettuale”, di distensione, di condivisione di obiettivi, rischiamo di scontrarci. Per uscire dall’impasse occorre “respirare” nella situazione, comprenderne il ritmo. Passione sì, ma non in apnea.
- Restare padroni di sé Quando a struggersi d’amore per noi è qualcuno che non ci piace, siamo le persone più charmant del mondo. Il menefreghismo esalta la nostra sicurezza, che a sua volta ci rende irresistibili. Dovremmo cercare di mantenere lo stesso fascino anche quando c’innamoriamo: perdere la testa non è utile allo scopo. Meglio flirtare con intelligenza, consapevoli di chi siamo e di che cosa abbiamo da offrire.
- Vietato incaponirsi È bastato uno sguardo e hai deciso che lo avresti conquistato. Certo, a volte il colpo di fulmine è reciproco, ma non sempre. Insistere, arrabbiarsi, bombardarlo di telefonate è sbagliato. Tiriamo fuori il peggio di noi, quando invece dovremmo accettare i nostri limiti, imparare a controllare l’eccessiva emotività e a incassare un rifiuto. La voglia di stare insieme è un fatto, non ha bisogno di parole, l’avvicinamento deve essere naturale. In amore non si spiega, si ama e basta.
- Attenzione alla rigidità Cercare l’anima gemella non vuol dire trovare la perfezione. Vuol dire condividere qualcosa con qualcuno che spesso è imperfetto come noi. Se uno parte con un’idea fissa di come dev’essere, cercherà un fantasma o una grande proiezione di se nell’altro. E qui la delusione è alle porte.
- Libertà I single anche se non hanno nessuno a fianco comunque esistono e si rapportano con gli altri. Hanno mille occasioni per confrontarsi e confortarsi. Possono gestire il loro tempo come vogliono, apprezzare la loro indipendenza e libertà, crescere migliorare e incontrare poi quel qualcuno che farà per loro. E se non lo trovano... almeno avranno vissuto apprezzando ciò che hanno.
L’AGENZIA MATRIMONIALE PER CUORI EXTRA LUSSO
Per soddisfare il sempre più esigente mercato, anche le agenzie si sono rifatte il look, diventando glam. E su tutte brilla la Berkeley International (www.berkeley-international.com): servizi di haute cuture per cuori solitari con sedi a Londra, Cannes, Monaco e New York. Aperta nel 1998, oggi conta circa 1500 iscritti. Si avvale della consulenza di fashion stylist, psicologi, make up artist e centri estetici. Un cachet da 6 mila sterline l’anno (circa 8 mila euro): soldi ben spesi, a quanto pare, visto che i due terzi dei clienti, grazie al discreto e minuzioso lavoro di questi Dottor Stanamore, hanno intrapreso una felice relazione a lungo termine.
Basta un click sul sito berkeley-international.com per fissare un appuntamento con lo staff.
Un bicchiere di champagne e canapè al caviale. Avviene così il primo incontro con Mairead Molloy, direttrice dell’agenzia Berkeley. «Non richiediamo fotografie né la compilazione di questionari – spiega Mairead – non è nel nostro stile. Abbiamo clienti noti e non vogliamo violare la loro privacy». I vantaggi sono indiscutibili, a partire dalla selezionata cerchia di clienti. Nessuna perdita di tempo:non si rischia di rimanere invischiati con qualche “personaggio in cerca di patrimonio”. I clienti della Berkeley International hanno una cosa in comune: sono tutte persone di successo, avvocati, dottori, imprenditori, finanzieri, aristocratici e artisti di diverse nazionalità e religioni.
Il primo appuntamento è cruciale. Vietato, quindi, essere banali: bandita l’accoppiata “cena-cinema”. «Ai nostri clienti – dice Mairead – non manca certo l’originalità: un volo con jet privato verso il Bear Lake in Alaska per una cena sotto l’aurora boreale; una gita in cammello tra le dune del Sahara per un tè in un’oasi beduina… le possibilità sono infinite».
Nonostante la splendida cornice, l’incontro non sempre dà il via a una favola. A volte quello che manca è la giusta predisposizione mentale. Il passato spesso s’intromette: divorzi sofferti e delusioni d’amore trasformano le persone, rendendole insicure, prevenute, incapaci di esprimersi al meglio. Le regole d’oro del club per single e divorziati più esclusivo al mondo? Non lasciate l’amore al caso. Concedete sempre un secondo appuntamento: al primo incontro spesso le persone, per timidezza o autodifesa, si presentano per quello che non sono. Cercate di non parlare troppo di voi stessi ma mostratevi interessati ad ascoltare l’altro; evitate di avere un approccio negativo, curate l’aspetto e il look e, soprattutto, non arrivate in ritardo: pessimo biglietto da visita!
Chiara Canavero
giovedì 3 aprile 2008
Flair di aprile: I nottambuli cronici
La porta si apre e mi ritrovo in una stanza asettica piena di macchinari e dottori in camice bianco. È il Centro del Sonno dell’ospedale Molinette di Torino. Strano pensare che stanotte dormirò qui: è così diverso dal mio mondo onirico, popolato (anche se per pochissime ore!) di personaggi fantastici. Riconoscere gli altri pazienti è facile: volti segnati da occhiaie profonde e fronte perennemente corrugata. Hanno provato di tutto, sonniferi che stenderebbero un elefante, dosi massicce di melatonina ma senza risultato. Per chi non riesce a dormire le notti sono interminabili e le ore di veglia un incubo. Ma una vita da zombi si può cambiare… sottoponendosi a test mirati e cure appropriate.
Alla clinica dal Sonno i dottori mi preparano per la polisonnografia (un esame che valuterà la qualità del mio riposo, attraverso l’osservazione di alcuni valori come respiro e pulsazioni). Quando finiscono sembro una marziana: testa e corpo pieni di elettrodi con fili colorati che convergono in una scatola appesa al petto. Conciati così si va a letto. «Nessuno che mi rimbocchi le coperte» pensavo.E invece no: tutti i medici di turno passano a salutarmi. Chiacchierano e cercano di mettere i pazienti a proprio agio in modo che riescano (o almeno provino con serenità) a dormire come se fossero nel loro letto. Certo questi cavi addosso non sono l’ideale ma sono l’unico modo per avere un riscontro chiaro del problema. Il letto è magnifico: materasso in lattice a zone, con una parte centrale in gel per mantenere il corpo a una temperatura ideale, cuscino ergonomico e… niente tv. Già, perché guardare la tv prima di andare a dormire – scopro, con orrore, io che sono una teledipendente – tecnicamente “allontana il sonno”. I nostri ritmi circadiani prevedono che con la luce ci si debba svegliare e svolgere tutte le attività per sopravvivere, mentre con il buio che il corpo si riposi. E così siamo naturalmente programmati, perciò la luminosità dello schermo mette in moto il nostro istinto alla veglia. Mi corico supina tra le lenzuola pulite, alzo lo sguardo al soffitto ed eccola là: la telecamera che riprenderà le mie mosse. Una specie di Grande Fratello versione ospedaliera. «È pronta? – mi chiede il dottor Alessandro Cicolin, responsabile del Centro – Si rilassi e vedrà che dormirà come un angioletto». Magari! Per l’occasione mi metto d’impegno: chiudo gli occhi, disegno con la fantasia una bella palizzata e inizio a contare le pecorelle. Alla fine, dopo un bel po’ di giri nel letto, mi addormento.
THE DAY AFTER
Al mattino non mi sento molto riposata. Mi sono svegliata mille volte, insomma, come al solito. Mentre procedono a liberarmi dagli elettrodi arriva il risultato di questo primo test. «I suoi esami non sono molto positivi. – mi spiega il dottor Cicolin – Si è addormentata a fatica ed è entrata in fase di sonno profondo, sommando tutti i momenti, per un totale di un ora. Ha un leggero problema di bruxismo (cos’e?) anche se è ancora nella media. Mentre soffre di una patologia chiamata delle “gambe senza riposo”: le muove di scatto parecchie volte e questo coincide con i suoi risvegli». Tutto sommato però, pare io abbia dormito in modo “decente”. Come tutti gli esami, però, anche questo non è esaustivo, perché si limita all’analisi di una sola notte. Per indagare il ritmo del sonno su una scala a lungo termine, si utilizza l’aptigrafo, una sorta di orologio da polso da tenere per una settimana. Contemporaneamente si compila un diario con gli orari di veglia e di sonno. «Torni a casa – mi dice un’infermiera – ci rivediamo tra una settimana: può darsi che nel suo letto dorma di più e che il quadro complessivo migliori». Devo inoltre fare un esame del sangue per controllare il valore di ferro e vitamine: il fenomeno delle “gambe senza riposo” è legato come primo fattore a una carenza di questi elementi. A casa tutto è più familiare, ma prendere sonno rimane comunque difficile. Notti insonni e gran mal di testa di giorno: solita routine. Finalmente è venerdì e torno alla clinica, speranzosa. Uno pseudo orologio, un diario e un esame del sangue possono svelare l’arcano di una vita da nottambula?
Il grafico della mia settimana è sotto la lente d’ingrandimento del dottor Cicolin. Non mi sembrano buone notizie: un paziente intuisce la verità attraverso le espressioni del viso del suo medico. «Il quadro non è migliorato. Ha dormito insufficientemente cinque notti su sette. Bisogna riorganizzare il suo ritmo biologico: stress, abitudini sbagliate e un’alimentazione scorretta hanno creato una patologia. Deve andare a dormire e svegliarsi, per un mese, sempre alla stessa ora: l’organismo ha bisogno di regolarizzarsi, lo ha messo a dura prova con orari troppo irregolari». Il ferro e le vitamine del gruppo b sono sotto i valori di soglia perciò inizio una cura a base d’integratori. Lo sport è un toccasana per eliminare lo stress ma solo prima delle 18.00 sennò il corpo si attiva e scaccia il sonno.
Dopo trenta giorni mi sento un’altra. Rifaccio gli esami e le gambe senza riposo non ci sono più. Dormo sei ore a notte senza risvegli continui. Certe sere fatico ancora ad addormentarmi ma è normale ansia da animale sociale del ventunesimo secolo.
Chiara Canavero
Alla clinica dal Sonno i dottori mi preparano per la polisonnografia (un esame che valuterà la qualità del mio riposo, attraverso l’osservazione di alcuni valori come respiro e pulsazioni). Quando finiscono sembro una marziana: testa e corpo pieni di elettrodi con fili colorati che convergono in una scatola appesa al petto. Conciati così si va a letto. «Nessuno che mi rimbocchi le coperte» pensavo.E invece no: tutti i medici di turno passano a salutarmi. Chiacchierano e cercano di mettere i pazienti a proprio agio in modo che riescano (o almeno provino con serenità) a dormire come se fossero nel loro letto. Certo questi cavi addosso non sono l’ideale ma sono l’unico modo per avere un riscontro chiaro del problema. Il letto è magnifico: materasso in lattice a zone, con una parte centrale in gel per mantenere il corpo a una temperatura ideale, cuscino ergonomico e… niente tv. Già, perché guardare la tv prima di andare a dormire – scopro, con orrore, io che sono una teledipendente – tecnicamente “allontana il sonno”. I nostri ritmi circadiani prevedono che con la luce ci si debba svegliare e svolgere tutte le attività per sopravvivere, mentre con il buio che il corpo si riposi. E così siamo naturalmente programmati, perciò la luminosità dello schermo mette in moto il nostro istinto alla veglia. Mi corico supina tra le lenzuola pulite, alzo lo sguardo al soffitto ed eccola là: la telecamera che riprenderà le mie mosse. Una specie di Grande Fratello versione ospedaliera. «È pronta? – mi chiede il dottor Alessandro Cicolin, responsabile del Centro – Si rilassi e vedrà che dormirà come un angioletto». Magari! Per l’occasione mi metto d’impegno: chiudo gli occhi, disegno con la fantasia una bella palizzata e inizio a contare le pecorelle. Alla fine, dopo un bel po’ di giri nel letto, mi addormento.
THE DAY AFTER
Al mattino non mi sento molto riposata. Mi sono svegliata mille volte, insomma, come al solito. Mentre procedono a liberarmi dagli elettrodi arriva il risultato di questo primo test. «I suoi esami non sono molto positivi. – mi spiega il dottor Cicolin – Si è addormentata a fatica ed è entrata in fase di sonno profondo, sommando tutti i momenti, per un totale di un ora. Ha un leggero problema di bruxismo (cos’e?) anche se è ancora nella media. Mentre soffre di una patologia chiamata delle “gambe senza riposo”: le muove di scatto parecchie volte e questo coincide con i suoi risvegli». Tutto sommato però, pare io abbia dormito in modo “decente”. Come tutti gli esami, però, anche questo non è esaustivo, perché si limita all’analisi di una sola notte. Per indagare il ritmo del sonno su una scala a lungo termine, si utilizza l’aptigrafo, una sorta di orologio da polso da tenere per una settimana. Contemporaneamente si compila un diario con gli orari di veglia e di sonno. «Torni a casa – mi dice un’infermiera – ci rivediamo tra una settimana: può darsi che nel suo letto dorma di più e che il quadro complessivo migliori». Devo inoltre fare un esame del sangue per controllare il valore di ferro e vitamine: il fenomeno delle “gambe senza riposo” è legato come primo fattore a una carenza di questi elementi. A casa tutto è più familiare, ma prendere sonno rimane comunque difficile. Notti insonni e gran mal di testa di giorno: solita routine. Finalmente è venerdì e torno alla clinica, speranzosa. Uno pseudo orologio, un diario e un esame del sangue possono svelare l’arcano di una vita da nottambula?
Il grafico della mia settimana è sotto la lente d’ingrandimento del dottor Cicolin. Non mi sembrano buone notizie: un paziente intuisce la verità attraverso le espressioni del viso del suo medico. «Il quadro non è migliorato. Ha dormito insufficientemente cinque notti su sette. Bisogna riorganizzare il suo ritmo biologico: stress, abitudini sbagliate e un’alimentazione scorretta hanno creato una patologia. Deve andare a dormire e svegliarsi, per un mese, sempre alla stessa ora: l’organismo ha bisogno di regolarizzarsi, lo ha messo a dura prova con orari troppo irregolari». Il ferro e le vitamine del gruppo b sono sotto i valori di soglia perciò inizio una cura a base d’integratori. Lo sport è un toccasana per eliminare lo stress ma solo prima delle 18.00 sennò il corpo si attiva e scaccia il sonno.
Dopo trenta giorni mi sento un’altra. Rifaccio gli esami e le gambe senza riposo non ci sono più. Dormo sei ore a notte senza risvegli continui. Certe sere fatico ancora ad addormentarmi ma è normale ansia da animale sociale del ventunesimo secolo.
Chiara Canavero
mercoledì 12 marzo 2008
Flair l'Intervista alla scrittrice araba
«Sprofondavo la faccia nel cuscino per soffocare il mio piacere, che cresceva con i nostri movimenti e con quello che ci sussurravamo. Potevo essere l’amante di un uomo a cui tutto quel che avevo chiesto era di prendermi tra le braccia in una stanza chiusa a chiave?». Parole che in un romanzo scritto in Islam, fanno effetto (la traduzione dall’arabo è di Flair, perché il libro non è stato ancora tradotto in Occidente). Eppure nessuna fatwa per oscenità, è stata proclamata contro la sua autrice. Tutt’altro: anche gli ambienti più integralisti, come il giornale libanese Al Akhbar, legato degli hezbollah, riconoscono il valore letterario di Borhan Al Assal, “La prova del miele”, il libro-rivelazione della poetessa-giornalista siriana Salwa al Neimi che, diventato un grande successo nel mondo arabo uscirà, a marzo, in Francia per le edizioni Robert Laffont e in Italia, in autunno, con Feltrinelli). I racconti senza censura di una musulmana che fa sesso per puro piacere (“Non ho mai conosciuto prima una donna il cui volto proclamasse il suo desiderio sessuale”) si alternano a citazioni sull’esemplare vita di Maometto (“Diceva Aisha, la moglie del Profeta, che quando lui la baciava, succhiava con passione la sua lingua”). Conteso fra gli editori a colpi di decine di migliaia di euro all’ultima Fiera di Francoforte, questo romanzo fraà molto discutere nella prossima stagione letteraria. Flair lo ha letto in anteprima assoluta, intervistando Salwa al Neimi che vive a Parigi, è sposata e ha due figli.
Lei ha scelto un argomento, le donne musulmane e il sesso, considerato tabù e ne ha scritto senza censura, ma con il piacere della descrizione: lo stesso titolo si riferisce esplicitamente a un gioco erotico. La cultura araba è cambiata?
«Il sesso è un istinto primordiale che nulla ha a che vedere con la cultura. La religione, l’educazione, l’ambiente che ci circonda, sono tutti elementi che creano un’apparente influenza. Però è solo una facciata: la protagonista del mio libro si muove in una società, quella islamica, in cui vige la regola del nascondere, dell’apparenza. Ma nel suo privato tutto questo non conta: vive le sue emozioni e il suo corpo in totale libertà».
Le donne musulmane non sono diverse da quelle occidentali?
«Per nulla. La società araba è come tutte le altre: pone regole ma, come sempre, la vita è più forte di qualunque proibizione e a vincere è la volontà d’espressione dell’individuo. Per me non esistono donne arabe, ma solo donne».
Nel libro la protagonista ha rapporti con molti uomini. E riesce a dividere il sesso dall’amore…
«La dicotomia tra anima e corpo è un’idea che è stata introdotta dagli studiosi nei secoli. E penso sia un concetto superato, contro natura. La narratrice, infatti, rifiuta di parlare d’amore, ma è evidentemente innamorata. Si nasconde dietro al termine “passione”, come se implicasse un coinvolgimento puramente fisico, che però prova, guarda caso, solo nei confronti del Pensatore, (l’uomo che le cambia la vita, ndr), e di nessun altro dei suoi tanti uomini».
La Prova del Miele è scritto in arabo, descrive con termini forti i giochi erotici che si susseguono, cita frasi del Profeta. È un mix azzardato, ha avuto paura delle reazioni?
«Non vedo perché. Ho scelto di scrivere in arabo dopo aver sentito molti miei colleghi affermare che è una lingua poco espressiva e incapace di dare forti emozioni. Non c’è nessun limite nell’arabo, anzi soltanto ricchezza e io l’ho voluto dimostrare. Maometto parla chiaramente del sesso come di una pratica doverosa per il pio musulmano. Mi sono documentata leggendo molti libri antichi sul sesso e la libertà sessuale è un concetto presente ovunque nella letteratura classica».
Quanto c’è di autobiografico nel libro?
«I personaggi sono di fantasia ma alcune storie s’ispirano a confessioni o pettegolezzi fatti da amici e colleghi. E si sa, nulla supera di più la fantasia della realtà».
Chiara Canavero
Lei ha scelto un argomento, le donne musulmane e il sesso, considerato tabù e ne ha scritto senza censura, ma con il piacere della descrizione: lo stesso titolo si riferisce esplicitamente a un gioco erotico. La cultura araba è cambiata?
«Il sesso è un istinto primordiale che nulla ha a che vedere con la cultura. La religione, l’educazione, l’ambiente che ci circonda, sono tutti elementi che creano un’apparente influenza. Però è solo una facciata: la protagonista del mio libro si muove in una società, quella islamica, in cui vige la regola del nascondere, dell’apparenza. Ma nel suo privato tutto questo non conta: vive le sue emozioni e il suo corpo in totale libertà».
Le donne musulmane non sono diverse da quelle occidentali?
«Per nulla. La società araba è come tutte le altre: pone regole ma, come sempre, la vita è più forte di qualunque proibizione e a vincere è la volontà d’espressione dell’individuo. Per me non esistono donne arabe, ma solo donne».
Nel libro la protagonista ha rapporti con molti uomini. E riesce a dividere il sesso dall’amore…
«La dicotomia tra anima e corpo è un’idea che è stata introdotta dagli studiosi nei secoli. E penso sia un concetto superato, contro natura. La narratrice, infatti, rifiuta di parlare d’amore, ma è evidentemente innamorata. Si nasconde dietro al termine “passione”, come se implicasse un coinvolgimento puramente fisico, che però prova, guarda caso, solo nei confronti del Pensatore, (l’uomo che le cambia la vita, ndr), e di nessun altro dei suoi tanti uomini».
La Prova del Miele è scritto in arabo, descrive con termini forti i giochi erotici che si susseguono, cita frasi del Profeta. È un mix azzardato, ha avuto paura delle reazioni?
«Non vedo perché. Ho scelto di scrivere in arabo dopo aver sentito molti miei colleghi affermare che è una lingua poco espressiva e incapace di dare forti emozioni. Non c’è nessun limite nell’arabo, anzi soltanto ricchezza e io l’ho voluto dimostrare. Maometto parla chiaramente del sesso come di una pratica doverosa per il pio musulmano. Mi sono documentata leggendo molti libri antichi sul sesso e la libertà sessuale è un concetto presente ovunque nella letteratura classica».
Quanto c’è di autobiografico nel libro?
«I personaggi sono di fantasia ma alcune storie s’ispirano a confessioni o pettegolezzi fatti da amici e colleghi. E si sa, nulla supera di più la fantasia della realtà».
Chiara Canavero
martedì 5 febbraio 2008
Il libro di febbraio: The Shoe Diet
«Qualunque cosa valga la pena di essere fatta lo è di più quando s’indossa un favoloso paio di scarpe». È questa la filosofia del libro The Shoe Diet, la dieta dei tacchi a spillo, che sta impazzando tra le dive (e non solo) della California. Secondo gli studi dell’autrice, Isabelle Shaw, psicologa specializzata in scienze biomediche, acquistare un paio di decolleté Manolo Blahnik, piuttosto che uno stivale Jimmy Choo, crea una sorta di “orgasmo cerebrale”. Le sensazioni positive attivano i centri nervosi che producendo endorfine, allontanano lo stress. E quale miglior modo di essere felice se non con una carta di credito in mano in un negozio di scarpe? Il passo successivo è stato abbinare la dieta ai tacchi a spillo: a ogni traguardo raggiunto nella perdita di peso come premio un nuovo acquisto. «Gli scienziati concordano, il piacere e la ricompensa sono importanti per favorire attitudini positive, stimolando a far programmi per la salute». E le scarpe ci rendono più potenti, i tacchi elevano, offrendo un punto di vista diverso sul mondo, ci fanno sentire più sexy, sicure, intraprendenti.
lunedì 28 gennaio 2008
Waiting for CioccolaTò 2008
Mordete a metà il cioccolatino o rompetelo in due parti con le mani. Sminuzzatelo con i denti ripetutamente per aumentare l'area di contatto con le papille gustative. Ventaglio di colori, lucentezza, suono limpido della rottura, lo sciogliersi del cacao, fantasia di aromi. Il cioccolato è la festa dei sensi.
Prezioso e apprezzato privilegio degli imperatori aztechi, il cioccolato rimase sconosciuto in Europa fino alla metà del cinquecento. Fino al 1664 non si sapeva con certezza se considerare la cioccolata una bevanda o un cibo. Fu scoperta da Herman Cortes e introdotta in Spagna alla corte di re Carlo V, sottoforma di squisita bevanda calda zuccherata. Occorsero poi due secoli prima che comparisse in tavoletta.Oggi è inconfessato peccato di gola di tutti. Concilia l'amicizia, buona volontà e il buonumore. È una bevanda che ci mette nella situazione di essere ben disposti verso gli altri, facilitando l'incontro tra le persone. Dimmi come mangi e ti dirò se sei un godereccio o un asceta, un sempliciotto o un raffinato, se infine godi di un buon equilibrio affettivo o sei tormentato da insoddisfazioni e complessi. Non esiste un solo cioccolato, ma ce ne sono tanti, tutti da conoscere. E CioccolaTò 2008, la manifestazione del cioccolato di Torino, apre le porte sul “cibo degli dei” in tutte le sue forme e qualità. Spettacolo, cultura, musica, creatività: da venerdì 22 febbraio a domenica 2 marzo, piazza Vittorio ospita la golosa kermesse. Tanti i percorsi proposti: cioccolato da gustare, con degustazioni in abbinamento con vini e liquori; da leggere, con il calendario di appuntamenti realizzato dal Circolo dei Lettori (tutti i giorni alle 18.30 c’è la chocohour una dolce happy hour con attori e musicisti che leggono brani scelti ad hoc); da giocare, con attività e rappresentazioni teatrali dedicate ai giovani di tutte le fasce di età; da ridere, con un divertente confronto tra personaggi famosi e chef; da imparare, con lezioni teoriche, degustazioni, laboratori per conoscere tutte le nuove tendenze. Torino quest’anno è la capitale del Design mondiale quindi tema di questa edizione di CioccolaTò è la creatività della progettazione, per un’accoppiata cioccolato-design.
Prezioso e apprezzato privilegio degli imperatori aztechi, il cioccolato rimase sconosciuto in Europa fino alla metà del cinquecento. Fino al 1664 non si sapeva con certezza se considerare la cioccolata una bevanda o un cibo. Fu scoperta da Herman Cortes e introdotta in Spagna alla corte di re Carlo V, sottoforma di squisita bevanda calda zuccherata. Occorsero poi due secoli prima che comparisse in tavoletta.Oggi è inconfessato peccato di gola di tutti. Concilia l'amicizia, buona volontà e il buonumore. È una bevanda che ci mette nella situazione di essere ben disposti verso gli altri, facilitando l'incontro tra le persone. Dimmi come mangi e ti dirò se sei un godereccio o un asceta, un sempliciotto o un raffinato, se infine godi di un buon equilibrio affettivo o sei tormentato da insoddisfazioni e complessi. Non esiste un solo cioccolato, ma ce ne sono tanti, tutti da conoscere. E CioccolaTò 2008, la manifestazione del cioccolato di Torino, apre le porte sul “cibo degli dei” in tutte le sue forme e qualità. Spettacolo, cultura, musica, creatività: da venerdì 22 febbraio a domenica 2 marzo, piazza Vittorio ospita la golosa kermesse. Tanti i percorsi proposti: cioccolato da gustare, con degustazioni in abbinamento con vini e liquori; da leggere, con il calendario di appuntamenti realizzato dal Circolo dei Lettori (tutti i giorni alle 18.30 c’è la chocohour una dolce happy hour con attori e musicisti che leggono brani scelti ad hoc); da giocare, con attività e rappresentazioni teatrali dedicate ai giovani di tutte le fasce di età; da ridere, con un divertente confronto tra personaggi famosi e chef; da imparare, con lezioni teoriche, degustazioni, laboratori per conoscere tutte le nuove tendenze. Torino quest’anno è la capitale del Design mondiale quindi tema di questa edizione di CioccolaTò è la creatività della progettazione, per un’accoppiata cioccolato-design.
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