mercoledì 12 marzo 2008

Flair l'Intervista alla scrittrice araba

«Sprofondavo la faccia nel cuscino per soffocare il mio piacere, che cresceva con i nostri movimenti e con quello che ci sussurravamo. Potevo essere l’amante di un uomo a cui tutto quel che avevo chiesto era di prendermi tra le braccia in una stanza chiusa a chiave?». Parole che in un romanzo scritto in Islam, fanno effetto (la traduzione dall’arabo è di Flair, perché il libro non è stato ancora tradotto in Occidente). Eppure nessuna fatwa per oscenità, è stata proclamata contro la sua autrice. Tutt’altro: anche gli ambienti più integralisti, come il giornale libanese Al Akhbar, legato degli hezbollah, riconoscono il valore letterario di Borhan Al Assal, “La prova del miele”, il libro-rivelazione della poetessa-giornalista siriana Salwa al Neimi che, diventato un grande successo nel mondo arabo uscirà, a marzo, in Francia per le edizioni Robert Laffont e in Italia, in autunno, con Feltrinelli). I racconti senza censura di una musulmana che fa sesso per puro piacere (“Non ho mai conosciuto prima una donna il cui volto proclamasse il suo desiderio sessuale”) si alternano a citazioni sull’esemplare vita di Maometto (“Diceva Aisha, la moglie del Profeta, che quando lui la baciava, succhiava con passione la sua lingua”). Conteso fra gli editori a colpi di decine di migliaia di euro all’ultima Fiera di Francoforte, questo romanzo fraà molto discutere nella prossima stagione letteraria. Flair lo ha letto in anteprima assoluta, intervistando Salwa al Neimi che vive a Parigi, è sposata e ha due figli.
Lei ha scelto un argomento, le donne musulmane e il sesso, considerato tabù e ne ha scritto senza censura, ma con il piacere della descrizione: lo stesso titolo si riferisce esplicitamente a un gioco erotico. La cultura araba è cambiata?
«Il sesso è un istinto primordiale che nulla ha a che vedere con la cultura. La religione, l’educazione, l’ambiente che ci circonda, sono tutti elementi che creano un’apparente influenza. Però è solo una facciata: la protagonista del mio libro si muove in una società, quella islamica, in cui vige la regola del nascondere, dell’apparenza. Ma nel suo privato tutto questo non conta: vive le sue emozioni e il suo corpo in totale libertà».
Le donne musulmane non sono diverse da quelle occidentali?
«Per nulla. La società araba è come tutte le altre: pone regole ma, come sempre, la vita è più forte di qualunque proibizione e a vincere è la volontà d’espressione dell’individuo. Per me non esistono donne arabe, ma solo donne».
Nel libro la protagonista ha rapporti con molti uomini. E riesce a dividere il sesso dall’amore…
«La dicotomia tra anima e corpo è un’idea che è stata introdotta dagli studiosi nei secoli. E penso sia un concetto superato, contro natura. La narratrice, infatti, rifiuta di parlare d’amore, ma è evidentemente innamorata. Si nasconde dietro al termine “passione”, come se implicasse un coinvolgimento puramente fisico, che però prova, guarda caso, solo nei confronti del Pensatore, (l’uomo che le cambia la vita, ndr), e di nessun altro dei suoi tanti uomini».
La Prova del Miele è scritto in arabo, descrive con termini forti i giochi erotici che si susseguono, cita frasi del Profeta. È un mix azzardato, ha avuto paura delle reazioni?
«Non vedo perché. Ho scelto di scrivere in arabo dopo aver sentito molti miei colleghi affermare che è una lingua poco espressiva e incapace di dare forti emozioni. Non c’è nessun limite nell’arabo, anzi soltanto ricchezza e io l’ho voluto dimostrare. Maometto parla chiaramente del sesso come di una pratica doverosa per il pio musulmano. Mi sono documentata leggendo molti libri antichi sul sesso e la libertà sessuale è un concetto presente ovunque nella letteratura classica».
Quanto c’è di autobiografico nel libro?
«I personaggi sono di fantasia ma alcune storie s’ispirano a confessioni o pettegolezzi fatti da amici e colleghi. E si sa, nulla supera di più la fantasia della realtà».


Chiara Canavero

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